Sunday 8 December 2013

Sentite, lo so che sono cose di cui discuteva solo tanti anni fa, lo so che non sta bene parlarne, lo so che Don Milani se lo chiedeva anche lui e che lo si ricorda per tante cose ma quasi mai per questo, lo so che rischio di litigare con i parenti e con gli amici più cari, ma me lo chiedo lo stesso:

Fare l'insegnante in Italia è un lavoro a tempo pieno?

Intendo dire: un lavoro a tempo pieno nel senso che si intende negli altri lavori: che ti tiene impegnato 36 ore alla settimana per 48 settimane lavorative all'anno? Che vuol dire 1728 ore (senza contare naturalmente i trasferimenti in vaporetto che non si contano per nessun altro lavoratore) e 11 mesi all'anno di impegno ed uno di ferie?

Sentite, ad essere onesti, io ho l'impressione di no. Lo so che è un lavoro atipico, che bisogna contare che qualcuno studia, che bisogna contare la correzione dei compiti, che bisogna contare la preparazione delle lezioni, i rapporti con le famiglie, quell'universo non chiarissimo che è la "funzione docente"... però io potrei scommeterci: a parte alcuni che hanno il cuore a scuola, gli insegnanti non hanno un impegno equivalente a quello dei lavoratori che fanno 36 ore in fabbrica. Che poi a loro fanno fare anche gli straordinari.

E poi due osservazioni:
- Ogni volta che parlo di "Funzione Docente" a qualcuno vengono i brividi, come se dicessi una parolaccia o fossi uno schiavista. Ma il concetto di "funzione docente" l'hanno inventato i lavoratori ed i sindacati per evitare di avere obblighi orari uguali per tutti visto che la professione docente cambia a seconda dei contesti (come molte altre) e soprattutto per avere un tempo flessibile ed autogestibile a scuola senza starci 36 ore (ricordo un sacco di discussioni all'epoca nelle assemblee sindacali... ma che anno era?)
- Il teatrino di rinunce e progetti bloccati dello scorso anno (anche quelli che non richiedevano denari) è stato una pena, come se il Fondo di Istituto, nato per premiare chi si impegna più del normale, fosse una condizione per far funzionare il baraccone a basso regime.

Va bene... se vi ho offeso, dite pure


Monday 23 September 2013

Conosco una scuola dove si è bocciata una ragazza che compie 16 anni a metà ottobre 2013.
E la si è bocciata proprio... era anche andata a scuola un numero di giorni sufficiente per essere scrutinata senza bisogno di deroga. Ma non è stata ammessa all'esame.
Ora, cosa avevano nella testa i professori che hanno pensato che quello fosse un modo adeguato di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana"?
Hanno fatto una selezione di classe e si sono sentiti a posto perché certamente la ragazza non aveva imparato tutta la lezione. Così, devono aver pensato, adesso la lezione gliela insegnamo noi!
Peccato che non sia vero e che i modi di dire non dicano davvero la verità. Così la lezione non gliela insegnano più, e mettono in giro per la strada una ragazza con le strade già quasi chiuse a 15 anni e 11 mesi. Poi che sorpresa se avrà dei problemi... se ci darà dei problemi. Magari se ne occuperà sempre lo Stato, ma non gli stessi professori. Loro no. Loro sono a posto.

Sunday 7 July 2013

Bonk...

Bocciato, bocciato, bocciato... Sei stato Bocciato? Recupera Ora! Grandi Scuole (a pagamento).
La pubblicità enorme accoglie i ragazzi negli spazi commerciali fuori dalle scuole italiane. Che malinconia. D'altra parte può andar bene così: il denaro bisogna pur farlo circolare in qualche modo. Peccato che i clienti potenziali di questi annunci di soldi ne abbiano sempre avuti pochi. Meno ancora oggi con la crisi e tutte queste belle novità.
E così, la scuola che si traveste con la polverosa ed austera parrucca del giudice emette il verdetto e va in vacanza. O presta solo un po' di attenzione al fallimento dei suoi ragazzi. Che poi, è evidente, è il suo proprio fallimento.
Io non so dov'è il problema. Mi sembra che il concetto di bocciatura in se' sia un errore inutile (e infatti molti paesi civili questo concetto non lo hanno proprio). Ma in ogni caso so che se un giudice ci deve essere questo non deve essere l'insegnante.
Conflitto di interesse (ma tanto a chi interessa?) tra chi eroga il servizio e chi lo giudica. Incompatibilità di ruoli tra chi è il tuo giudice severo e chi è il tuo alleato nella crescita. Maschera color giustizia che copre la mancanza di passione pedagogica del sistema scolastico.

Monday 24 June 2013

Tempo di esami (di coscienza)

E' finito un anno. I ragazzi sono cresciuti; noi "Prof." siamo invecchiati. 
Sarebbe poi bello che fossi cresciuto anch'io! A volte ne ho l'impressione, ma temo che, appunto, solo di un'impressione si tratti. Stessi peccati di sistema (e di sempre!), solo con un po' meno di tempo davanti.
Però attorno a me qualcuno è stato "in gamba". Per fortuna che tra i sentimenti confusi di questo fine giugno c'è spazio anche per l'ammirazione.