Sunday 6 December 2015

Libertà va cercando...


Il Direttore Scolastico Regionale per il Veneto ha mandato ieri una circolare sui crocifissi nelle scuole e sui canti di Natale che è di dominio pubblico e reperibile sulla pagina dell'USR Veneto : http://www.istruzioneveneto.it/wpusr/archives/38394.
Alcuni colleghi l'hanno accolta con soddisfazione. Ne capisco le ragioni ma, insomma, a me non piace.
Premetto che io non ho mai tolto un crocifisso da una classe e ho sempre lasciato cantare (e cantato) canti natalizi. Non mi sono neppure mai posto il problema perché mi sembra ovvio che i riti delle culture popolari, se non limitano la libertà altrui possono ben entrare nella scuola.
Mi pare però che le indicazioni sulla esposizione dei crocifissi delle leggi del 1924 e del 1927 abbiano ben poca rilevanza perché sono leggi fasciste, perché sono state fatto novanta anni fa in un'Italia culturalmente molto differente da quella di oggi, e perché comunque il principio della laicità dello stato è stato affermato dalla Costituzione solo qualche anno dopo contraddicendole. Se queste indicazioni hanno ancora un briciolo di validità, si tratta di una curiosa dimenticanza e di un'aberrazione politica ed è ora di abolirle con procedura di urgenza.
Che poi, come ci ricorda la Dottoressa Beltrame, il principio della laicità dello Stato sia compatibile con l'esposizione dei simboli religiosi cattolici perché in qusto modo "si pone a servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini" mi sembra - con il rispetto dovuto - pericolosetto oltreché non condivisibile.
Le istanze concrete della coscienza civile e religiosa dei cittadini possono cambiare con gli anni. Se queste dovessero trasformarsi un giorno in istanze di radicalismo religioso (di qualunque religione) la scuola potrebbe trovarsi a rispecchiare istanze ben poco moderne e ben poco tolleranti della diversità. Magari ci potremmo trovare tra pochi anni ancora con i preti a scuola, o magari con i mufti. Male in tutti i casi.
Se i canti di Natale hanno diritto ad esserci perché sono carini e non danno fastidio a nessuno, a me va bene. Anzi li canto anche io.
Se hanno diritto ad esserci a fianco di altre manifestazioni culturali degli studenti perché siamo in un Paese tollerante, a me va bene. Anzi li canto anche io.
Se hanno diritto ad esserci perché il Cristianesimo avrebbe un primato nelle nostre terre, a me NON va bene. Se nei prossimi cento anni dovesse cambiare l'equilibrio demografico e culturale del Paese (nella storia queste cose succedono...) ci troveremmo presto, applicando lo stesso principio, appesa nelle aule una bella mezzaluna.
Pur con tutto l'interesse per la complessa radice storica dell'Europa di cui sono cittadino, io sono Europeo e non sono cristiano: sono laico e voglio morire libero di essere laico. E possibilmente per cause naturali.
Le radici culturali dell'Europa affonderanno anche nell'Ebraismo, nel Cristianesimo e nel Politeismo classico, ma anche in Socrate ucciso per empietà, nei coraggiosi filosofi naturalisti e negli Stoici. La linfa vitale che ci ha fatto quello che siamo oggi non ci arriva da una religione, ma dallo sforzo filosofico e scientifico degli ultimi Cinqucento anni, fatto spesso contro le istanze della cultura popolare e contro le verità delle chiese. Ci arriva dall'elaborazione del concetto dei Diritti dell'Uomo, ci arriva dal principio della tolleranza e del valore della diversità. Ci arriva dal Rogo di Giordano Bruno, dal coraggio della Venezia di Paolo Sarpi, da Voltaire, da Galileo, da Darwin...
Sono magari i loro busti che dovremo rimettere al posto dei crocifissi per ricordarci i martiri del libero pensiero?
La laicità è il fondamento dell'Europa moderna, non la cristianità. I nostri concittadini europei di lingua francese sembrano averlo capito più di quelli di lingua italiana.
Liberte! Egalite! Fraternite! Vive la France!