Sunday 10 May 2015

La Buona Scuola - Capitolo Millesimo


Io no so se questa scuola sarà buona, o solo migliore. O magari neanche quello. Forse sarà uguale, ma di certo non sarà peggiore.
In ogni caso i sindacati sono organizzazioni che rappresentano gli interessi dei lavoratori e non degli utenti. Interessi legittimi, non ho dubbi, ma interessi di parte e non interessi generali.
Gli interessi generali, nel nostro sistema democratico, si promuovono e difendono attraverso le elezioni ed i partiti. Per cui si sbaglia la CGIL ad attaccare il Ministro Boschi. Il Ministro di un governo che ha una forte maggioranza nel Paese e che cerca di fare riforme difficili quanto necessarie, riflette e valuta. Di arrogante c'e' solo la sorpresa di chi si sente intoccabile. La democrazia non si fa necessariamente in piazza, ed il disprezzo per la democrazia spesso lo manifestano proprio i sindacati.
Una scuola "in mano ai sindacati" sarebbe una scuola di parte che renderebbe la vita piu' facile a coloro che i sindacati rappresentano (noi, gli insegnanti ed i lavoratori) e più difficile a chi utilizza la scuola come cliente (gli studenti ed i cittadini).
Io non so cosa si deve fare di questa scuola. Temo che i miracoli non riusciremo a farli ne' dall'alto ne dal basso. Cercheremo di fare meglio che possiamo.
La mia opinione è che questa "riforma" non sia sbagliata, ma che piuttosto non sia sufficiente: non sia una riforma della scuola ma solo una risistematina ai meccanismi decisionali interni. Forse utile, ma non entusiasmante.
La scuola - penso io - non deve essere in mano ai dirigenti ma governata dai cittadini, con filiere di democrazia corte, a chilometro zero o giù di lì. E poi che il "potere" di prendere una decisione necessaria lo abbia in mano il dirigente delegato dai cittadini alla gestione ordinaria, o direttamente il consiglio di Istituto, poco importa.
Ma "la scuola" come soggetto collettivo, non vuole i cittadini nella stanza dei bottoni. Non li ha mai voluti ed ha perso tutte occasioni di vera democrazia a partire dai Decreti Delegati del 1974, sbeffeggiando la partecipazione dei cittadini agli organi collegiali, trasudando disprezzo di classe, riducendola a mera formalità.
La scuola da sempre e senza esitazioni e' coerente almeno su una cosa: le sue porte devono essere chiuse; la possibilità di giudicare dietro ai cancelli e' cosa nostra: i ragazzini sono solo ragazzini ed e' meglio se studiano, i genitori cosa vuoi che capiscano, e i politici cosa vuoi che ne sappiano. E allora non va bene il preside che dà le pagelline, non va bene l'INVALSI, non va bene il parere degli utenti. Siamo tutti bravi, come dimostra la nostra bella pergamena di laurea.
Però poi quando abbiamo certi colleghi in classe sbianchiamo, siamo molto scontenti e vorremmo che il cattivissimo preside (senza i poteri da sceriffo, naturalmente) infrangesse la legge per toglierceli dai piedi. Peccato che poi non si possa. Peccato che poi voi stessi mi diciate: "pero' in quell'altra scuola lì quel supplente lo saltano!" Ed io cosa vi devo dire? In quanti siete venuti a chiedermelo nei miei 24 anni di dirigenza?
In quanti di voi genitori (tra cui anche colleghi insegnanti con figli in altre scuole) siete venuti a chiedere consiglio su cosa fare quando l'insegnante di vostro figlio è "matto", "cattivo" "menefreghista", "irragionevole", "incompetente", “ingiusto”? A volte vi siete sbagliati nei vostri giudizi (di solito il più moderato sono io), ma a volte no: su questo pianeta esistono sia i menefreghisti che i problemi psicologici, ed in cattedra non fanno bella figura. In alcuni casi davvero non possono starci.
Neanche a me piace l'idea di essere giudicato da un solo Provveditore agli Studi o da un solo Direttore Scolastico Regionale. Mi piace sforzarmi di fare scuola bene e non vorrei dovermi preoccupare di piacere a quello o a quell'altro, esattamente come a ciascuno di noi.

Ma un giudizio collettivo sul mio operato (e sul vostro, cari colleghi) ci deve essere. La scuola e' al servizio delle comunità e alle comunità deve rendere conto. Questa e' la democrazia.

Wednesday 6 May 2015

Lettera aperta al Presidente del Consiglio

Gentile Presidente,

ieri c'è stato uno sciopero forse più grande di quello che si aspettava.

Non si scoraggi (ma lei non è il tipo da scoraggiarsi). Come lei sa, la ragione spesso non sta da una parte sola; ascolti, rifletta, e poi cerchi di prendere decisioni ragionevoli, che ci garantiscano un po' di efficienza e la possibilità di offrire servizi migliori ai nostri ragazzi. Visti i risultati della scuola italiana nelle ricerche comparate internazionali, direi che ne hanno bisogno. 
Da lei mi aspetto grandi cose...

Sono un Dirigente Scolastico "esperto" (di ruolo come Direttore Didattico a partire dal 1991). In tutti questi anni ho visto la scuola fare molta fatica, cambiare troppo poco e non sempre bene.

Visto che sono stato nella scuola per tanti anni e che mi sono fatto le mie idee, mi permetto di darle tre suggerimenti. Se può ci pensi un attimo.

1. E' ovvio che un sistema in cui gli operatori di un servizio sono anche coloro che fissano gli obiettivi da raggiungere, gli impegni da prendere, le verifiche da fare e le valutazioni da dare, non può funzionare bene. Il Collegio dei Docenti è un organo tecnico, e non può essere l'organismo di governo della scuola. Però non si fidi neanche troppo di noi dirigenti: non siamo meglio degli insegnanti che dirigiamo e siamo altrettanto corporativi. La vera chiave di una buona scuola è il legame con i suoi utenti e con le persone a cui davvero interessa che la scuola funzioni bene. Il potere di assumere decisioni importanti deve essere assegnato all'organo che rappresenta i cittadini: il Consiglio di Istituto.

2. Nella vecchia Riforma Berlinguer c'era un grande sogno pedagogico e sociale che la scuola del tempo aveva bocciato e che, purtroppo, che ci siamo dimenticati: il LICEO PER TUTTI, per superare il nostro sistema che divide a 14 anni i nostri alunni a seconda della loro classe sociale, determinando in gran parte le loro amicizie ed il loro futuro. 

3.  E' ora che la scuola italiana cambi natura e lasci il posto alla scuola europea. Nella vecchia Riforma Berlinguer c'era almeno il tentativo di riformulare le campate della nostra struttura scolastica, e di rendere il nostro sistema formativo meno dissimile da quello della maggior parte degli PAESI europei anticipando ai 18 anni la conclusione della scuola. Non bastava, ma era già qualcosa.

La ringrazio per l'attenzione.

Vittore Pecchini