Tuesday 16 June 2015

Un bilancio

Non tutto quello in cui ci si impegna viene bene, lo so, ed i bilanci a volte fanno tristezza. Però questa volta credo d’aver fatto qualcosa di buono. Non da solo, anzi, con tanti altri, però ci siamo riusciti: quest’anno nel mio istituto abbiamo “promosso” 987 bambini e non ne abbiamo “bocciato” nessuno. Anzi non abbiamo nemmeno seriamente discusso di bocciare nessuno.
Mio padre direbbe che la scuola non è più quella di una volta, ma insomma lui è fatto così (uomo splendido e profondo, ma un po’ vecchietto ed un po’ conservatore).
Io invece no. Io ho visto tanti docenti lavorare insiemi, insistere con le famiglie, fidarsi gli uni degli altri, fidarsi dei genitori, fidarsi (un po’) anche di me, e cercare di fare con intelligenza la cosa giusta per ciascuno dei nostri ragazzi: anche per quelli un po’ più deboli.
Ed è la prima volta in una lunga carriera scolastica: nessun bocciato.
In cinquant’anni di scuola media unica lo spirito selettivo della “vecchia scuola media” non è ancora morto, e lo testimonia qualche commento sorpreso (e sollevato) di qualche ragazzo davanti ai cartelloni con i risultati.
Ma non vi è stata sorpresa tra i miei insegnanti. Loro hanno lavorato a questo risultato e lo hanno visto arrivare. Grazie!

Wednesday 3 June 2015

Sono passati 8 mesi

Rileggo le mie riflessioni sulla buona scuola fatte lo scorso ottobre.

La "Buona Scuola" che ne è uscita non va abbastanza avanti su alcuni punti, non lega la scuola al territorio, non introduce una vera responsabilità del personale e tace su quasi tutto il resto.

E il dibattito patetico sulla presunta "riforma" sembra il solito pantano con cui la scuola si chiude di fronte al mondo. L'unica cosa per cui davvero ci si preoccupa è il "potere dei Presidi" (perché ovviamente quello degli utenti non è davvero incluso nella riforma, altrimenti...).
E le proposte di mediazione a cui i "puri del PD" sembrano interessati sono i controllori dei controllori. Una manciata di regole e di ispettori per dare ai presidi la responsabilità senza davvero i poteri. Un gioco di parole che porterà al nulla o giù di lì. Qualcosa per cui ai cittadini insoddisfatti si continuerà a rispondere: "Guardi, mi dispiace... il comma 7bis dell'art.27a della Sez. II del DM pinco pallino dice così...

Civati e Fassina, lasciate che ve lo dica: andar contro la riforma della scuola NON è una cosa di sinistra. Sostenere che i figli della borghesia fanno, disfano, promuovono, bocciano e sanno tutto loro; e che non vengono giudicati né dagli utenti né dai tecnici, NON è di sinistra, è di destra.


Ricopio e incollo diligentemente i miei pensieri di allora:

Il mio contributo notturno alla Buona Scuola di Renzi & Co.:

Propongo tre nuovi obiettivi

-          Una scuola per l’Europa in cui le proposte mettano a fuoco:
o   La necessità di obiettivi formativi comuni europei, con curricola e contenuti comuni per lo stesso mercato del lavoro e l’appartenenza alla stessa comunità di cittadini
o   Per la costruzione di un senso di appartenenza comune e la sostituzione dei vecchi obsoleti nazionalismi ottocenteschi che hanno prodotto due guerre mondiali, il tramonto dell’Europa e continuano ad ostacolare lo sviluppo dell’Unione Europea. Fatta l’Europa dobbiamo fare gli Europei (e forse disfare un po’ gli Italiani, i Francesi, i Tedeschi, ecc)
o   Per la costruzione di una scuola comune con tempi uniformi, che non penalizzi i ragazzi che escono dalle scuole italiane che sono più vecchi degli altri quando escono dalla scuola secondaria e dall’università (tutti orgogliosi del loro Bachelor Degree che un coetaneo Scozzese conquista normalmente a 21 anni)
o   Una scuola bilingue Italiano/Inglese, con l’aggiunta di altre lingue anche non europee

-          Una scuola per le Comunità in cui le proposte mettano a fuoco:
o   L’autonomia delle scuole senza indulgere alla tentazione di un centralismo semplificatore che sembra costantemente riemergere dagli atti del Ministero
o   Consigli di Gestione territoriale con un peso decisionale più forte agli utenti ed alle comunità composte di genitori, rappresentanti dei Comuni e da alcuni tecnici con la presenza di un garante della legalità (il Dirigente Scolastico?)
o   Con poteri di coniugazione locale della scuola europea, di valutazione propria del servizio da affiancare a quella “regionale” italiana e a quella “nazionale” europea
o   Con potere di scelta sui tempi e sulla organizzazione della scuola, ed in particolare di scelta, assunzione, conferma triennale e/o licenziamento del personale.

-          Una scuola di servizio per il ragazzo e per il sapere:
o   Scuola superiore unica almeno fino ai 16 anni con il superamento della vergognosa segregazione dei quattordicenni in scuole diverse a seconda della classe sociale dei genitori (guardare le statistiche per credere) che determina in molti casi la rete di relazioni, le ambizioni e la vita successiva dei ragazzi. Chiamatelo se volete “liceo unico”.
o   Con obiettivi standard valutabili ai fini delle certificazioni chiaramente definiti a livello europeo.
o   In cui la cosa valutata davvero sia il servizio pubblico: in cui la misura e la valutazione degli obiettivi raggiunti dai ragazzi sia solo un capitolo della valutazione dei servizi offerti dalla scuola
o   Con distinzione delle carriere del docente e del valutatore. Finché i due ruoli non verranno distinti ci raccontiamo delle frottole: la scuola non sarà in grado di valutare se stessa. Pagherà forse un “lip service” al principio della propria responsabilità teorica ma continuerà a guardare i fallimenti, a “bocciarli” e a non sentirsi troppo in colpa.