Sunday 9 November 2014


Grazie a quattro mamme meravigliose che ci hanno messo il loro tempo ed il loro entusiasmo, grazie ai bambini che sono venuti e si sono divertiti con noi, grazie a tutti gli altri che sono venuti con noi, sabato pomeriggio abbiamo fatto la Fiesta Latina alla scuola Carpaccio!
Una festa è una festa, non è di per sé niente di molto importante. Però questa per me un po' importante la è stata. Ha dimostrato che fare qualcosa insieme è facile: basta volerlo! Ha dimostrato che la scuola è a disposizione della gente: basta aprirla! Ha dimostrato che facendo le cose si diventa anche amici.
Che sia un inizio?

Tuesday 21 October 2014

È un anno che a Venezia si parla molto di pulizia delle scuole.

Questo contenuto è stato rimosso in data 12 novembre 2014 su richiesta di parte giuridicamente interessata, sulla base della L.70/2003.a modifica viene attuata al fine di agevolare ricomposizione di ipotetica contrapposizione di parti senza significati di assunzione o riconoscimento di responsabilità.Di seguito si pubblica comunicato di rettifica pervenuto sulla base della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Le suddette richieste si dichiarano ricevute il giorno 11 novembre 2014 alle ore 19.11; si da esecuzione alle stesse il giorno 11 novembre 2014 alle ore 20.58.
- inizio rettifica
COMUNICATO STAMPA
A norma della Legge 416/1981, con la presente si chiede la pubblicazione della seguente rettifica.
Mestre, 11 novembre 2014 – In merito all’articolo da titolo “Pulizia nelle scuole e Manutencoop, rivogliamo le bidelle” a firma Vittore Pecchini pubblicato in data 21 ottobre 2014 su il quotidiano online www.lavocedivenezia.it Manutencoop Facility Management, gestore del servizio di pulizia e sanificazione negli Istituti Scolastici del Veneto aderenti alla Convenzione Consip, precisa che
- ha regolarmente eseguito tutti i servizi previsti nei vari Piano Dettagliati delle Attività concordati, per i diversi Istituti, con i relativi Dirigenti scolastici, compreso il dottor Vittore Pecchini firmatario dell’articolo e dirigente dell’IC Manin. Non è, pertanto, attribuibile a Manutencoop il presunto “evidente peggioramento del servizio” citato nell’articolo;
- sono del tutto insussistenti i disservizi citati in merito alla detersione dei banchi, nessuna contestazione in proposito è stata avanzata dagli Istituti a Manutencoop. Se il riferimento è alle scuole dirette dal dottor Pecchini è opportuno sottolineare che è stato lo stesso Dirigente a decidere di non acquistare il menzionato servizio di disinfezione e pulizia delle scritte sui banchi. Tale servizio è stato acquistato dal Dirigente solo per le scuole dell’infanzia dove viene regolarmente svolto;
- si omette pretestuosamente che, come previsto dal Ministero e come i dirigenti scolastici ben sanno (Circolare 8139 del 20.11.2013), i fondi ministeriali vengono erogati ad integrazione e non in sostituzione dell’attività che deve essere svolta prioritariamente dai collaboratori scolastici statali. Pertanto l’attività di Manutencoop deve, necessariamente, riguardare porzioni limitate degli Istituti mentre, conseguentemente, onere e responsabilità della pulizia delle scuole vengono attribuiti dal Ministero, in via prevalente, ai collaboratori scolastici che i Dirigenti hanno il compito di organizzare integrandone i compiti con quelli affidati ai fornitori esterni.
E’ evidente che, nell’articolo citato, sono state consapevolmente diffuse notizie false, infondate e tendenziose e omesse informazioni dirimenti al solo fine di screditare il servizio svolto e l’immagine di Manutencoop Facility Management che ha già provveduto ad avviare le opportune azioni legali al fine di tutelare la propria onorabilità e professionalità.

- fine rettifica –

Friday 10 October 2014



Il mio contributo notturno alla Buona Scuola di Renzi & Co.:

Propongo tre nuovi obiettivi

-          Una scuola per l’Europa in cui le proposte mettano a fuoco:
o   La necessità di obiettivi formativi comuni europei, con curricola e contenuti comuni per lo stesso mercato del lavoro e l’appartenenza alla stessa comunità di cittadini
o   Per la costruzione di un senso di appartenenza comune e la sostituzione dei vecchi obsoleti nazionalismi ottocenteschi che hanno prodotto due guerre mondiali, il tramonto dell’Europa e continuano ad ostacolare lo sviluppo dell’Unione Europea. Fatta l’Europa dobbiamo fare gli Europei (e forse disfare un po’ gli Italiani, i Francesi, i Tedeschi, ecc)
o   Per la costruzione di una scuola comune con tempi uniformi, che non penalizzi i ragazzi che escono dalle scuole italiane che sono più vecchi degli altri quando escono dalla scuola secondaria e dall’università (tutti orgogliosi del loro Bachelor Degree che un coetaneo Scozzese conquista normalmente a 21 anni)
o   Una scuola bilingue Italiano/Inglese, con l’aggiunta di altre lingue anche non europee

-          Una scuola per le Comunità in cui le proposte mettano a fuoco:
o   L’autonomia delle scuole senza indulgere alla tentazione di un centralismo semplificatore che sembra costantemente riemergere dagli atti del Ministero
o   Consigli di Gestione territoriale con un peso decisionale più forte agli utenti ed alle comunità composte di genitori, rappresentanti dei Comuni e da alcuni tecnici con la presenza di un garante della legalità (il Dirigente Scolastico?)
o   Con poteri di coniugazione locale della scuola europea, di valutazione propria del servizio da affiancare a quella “regionale” italiana e a quella “nazionale” europea
o   Con potere di scelta sui tempi e sulla organizzazione della scuola, ed in particolare di scelta, assunzione, conferma triennale e/o licenziamento del personale.

-          Una scuola di servizio per il ragazzo e per il sapere:
o   Scuola superiore unica almeno fino ai 16 anni con il superamento della vergognosa segregazione dei quattordicenni in scuole diverse a seconda della classe sociale dei genitori (guardare le statistiche per credere) che determina in molti casi la rete di relazioni, le ambizioni e la vita successiva dei ragazzi. Chiamatelo se volete “liceo unico”.
o   Con obiettivi standard valutabili ai fini delle certificazioni chiaramente definiti a livello europeo.
o   In cui la cosa valutata davvero sia il servizio pubblico: in cui la misura e la valutazione degli obiettivi raggiunti dai ragazzi sia solo un capitolo della valutazione dei servizi offerti dalla scuola
o   Con distinzione delle carriere del docente e del valutatore. Finché i due ruoli non verranno distinti ci raccontiamo delle frottole: la scuola non sarà in grado di valutare se stessa. Pagherà forse un “lip service” al principio della propria responsabilità teorica ma continuerà a guardare i fallimenti, a “bocciarli” e a non sentirsi troppo in colpa.

Tuesday 8 July 2014

Di chi è la colpa?

Di chi è la colpa? Cos'è la colpa?
La colpa ci ossessiona un po' e ci sembra importante. Allora dobbiamo sempre cercare il colpevole.

La colpa è la Colpa (con la lettera maiuscola). La colpa è di qualcuno ed è una condanna. Nel momento della rabbia siamo pronti a attribuirla a piene mani.
Poi però la rabbia ci passa, e quando siamo calmi ci sembra che tutto questo insistere sulle colpe altrui sia un po' male. Si apre una contraddizione, e per non essere troppo duri cerchiamo di capire e ci accontentiamo di ogni scusa per dire che poi, in fondo in fondo, quella che avevamo frettolosamente attribuito non era mica Colpa davvero.
Il cattivo esempio, il determinismo sociale o genetico, quello che abbiamo passato da bambini, il fatto che "lo fanno tutti", l'ignoranza, la natura umana... tutto è buono per togliere la Colpa. Io sono il primo, naturalmente...

Però poi restiamo senza niente, ed in particolare senza strumenti per capire e modificare la realtà.  Chi non ha delle ottime ragioni per giustificare quello che ha fatto o ha omesso di fare? Se spesso scopriamo che la colpa non c'è più, se scopriamo che i nostri errori sono determinati da qualcosa fuori di noi e quindi non sono "colpa nostra", se giustifichiamo la nostra cattiveria, la nostra pigrizia, la nostra deconcentrazione, la stanchezza, la demotivazione, l'egoismo, l'avidità e la vigliaccheria, tutto si giustifica e tutto va bene. Anche a me.

Dio, con cui si suppone che faremo i conti alla fine del gioco, si accontenta del concetto di Colpa perché Dio valuta "sommativamente" gli esseri umani. Il suo problema (come quello di alcuni professori...) è di "promuovere o bocciare", di dividere i buoni dai cattivi. Vista la posta in gioco, diciamolo pure, se è un po' di manica larga va bene così. Anzi è meglio.

Io sostengo che la Colpa ed i Colpevoli non esistono, così come i Cattivi, i Buoni, i Malvagi, i Santi, ecc., e spero che l'eventuale Sig. Dio sarà così misericordioso da non prendersela con me se la mia opinione è sbagliata. Per questo motivo mi andrebbe anche bene se le bocciature non ci fossero proprio, in questo come nell'altro mondo. In fondo in fondo, forse, la Colpa è di nessuno.

Però a scuola noi siamo "formativi", non "sommativi". Il nostro problema è quello di far funzionare bene le cose, non di premiare e punire alla fine di un percorso, e allora il quotidiano "perdono della Colpa" non necessariamente aiuta.

Anzi, ho il sospetto che più radicalmente cancelliamo il concetto morale di Colpa, più dobbiamo recuperare il concetto laico e funzionale di "responsabilità". La responsabilità non è un concetto morale ma sociale, e viene logicamente prima degli atti, non dopo. L'assunzione di una responsabilità agisce sulle nostre azioni e le determina. Se abbiamo accettato di essere responsabili, il nostro senso del dovere agisce insieme alle nostre passioni, alla ragione, al DNA, alle debolezze, alla società, alle deformazioni che ci hanno dato le nostre esperienze negative e diventa un ingrediente chiave del risultato che realizzeremo. Un ingrediente che non è molto di moda ma che funziona: la volontà di fare bene ci fa fare bene. E allora dobbiamo ricordarcelo (a noi stessi e a vicenda) l'impegno serio in quello che facciamo non è una opzione possibile: è un obbligo.

Questo vale per i ragazzi, perché anche loro non possono pensare, come a volte succede, che "va bene tutto". Vale naturalmente per ogni lavoratore della scuola a partire dal Preside e dalla Segretaria, e vale anche per gli insegnanti che sono responsabili dei risultati che ottengono a scuola di fronte alla società che gli ha affidato il lavoro di insegnare, ed alla società devono rendere conto.

Dobbiamo ancora chiarire quali possano essere gli strumenti per riconoscere la responsabilità. Abbiamo tutti un po' di confusione in testa e la tentazione di remare contro quanto la responsabilità in discussione è la nostra. Ma è abbastanza curioso che nella scuola gli unici che davvero pagano, e spesso duramente, per i propri errori siano solo gli studenti.

 Sembra che in Italia ci sia una scuola in cui hanno bocciato il 73 % degli studenti . Non ho il piacere di conoscere il collega che si è fatto gli scrutini in quella scuola. Anche lui ed i suoi docenti avranno creduto di far bene, ma se il loro mestiere è quello di essere insegnanti e non solo giudici, il fallimento colossale del loro lavoro deve portare il Ministero a tirare le conclusioni. Oppure in Italia si dimettono solo i C.T. della Nazionale?

Friday 27 June 2014

Gli esami non finiscono mai

Gli esami, che roba! Professori simpatici e professori (francamente) antipatici, professori che incoraggiano i loro ragazzi, e professori che (francamente) scoraggiano anche me che presiedo la commissione; professori che sono lieti di vedere i loro ragazzi che fanno bene, ed altri che si sentono giudici in terra della legge divina ed hanno la tenerezza di Torquemada. Salvo che poi, magari sono peccatori anche loro, non parlano inglese molto meglio dei loro alunni, o ci mettono dentro le loro opinioni un po' bizzarre, o credono di sapere cose che non sanno.
E naturalmente ci sono anche alunni che sembrano davvero grandi (nel corpo e nella testa), ed altri che faticano a crescere. Ci sono anche quelli maleducati ed arroganti, per difesa o per attacco, qui come altrove. C'è un po' di tutto in questo rito di passaggio, e siamo tutti della stessa tribù.
Ci vuole anche l'esame, suppongo. E poi per me visitare una scuola che non è la mia è un ottimo punto di osservazione per vedere cosa noi vecchi insegniamo ai nostri ragazzi: i saperi obbligatori, le opinioni "condivisibili", le identità e le ideologie diffuse (così diffuse da essere quasi invisibili).
Io però vorrei tanta intelligenza, libertà e pensiero critico. Chissà se è una cosa possibile? Chissà se la "Scuola" è davvero così necessaria o ci descolarizzeremo mai un pochino?

Wednesday 7 May 2014

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Ma davvero è giustificabile questa teoria che gli scioperi devono creare un disagio ai cittadini? A me sembra una sciocchezza...
Ancora di più: ma davvero è giustificabile la teoria che gli scioperi CHE NON ABBIAMO INTENZIONE DI FARE perché evidentemente non li riteniamo giusti (o perché non vogliamo la trattenuta sullo stipendio?) debbano creare un disagio tra i cittadini?
Molti colleghi insegnanti ed impiegati me lo hanno giustificato così... e d'altra parte, come si spiegherebbe altrimenti questo riflesso condizionato barricadiero del "non comunicare" le proprie intenzioni?

Riesco a capire che in conflitti sociali prolungati, in cui la classe lavoratrice è esausta e vuole fare una mezza rivoluzione, la riduzione del costo personale dello sciopero mantenendo alto l'allarme sociale possa essere uno strumento tattico che funziona. Che intorbida il messaggio politico rendendo non chiaro il disappunto delle masse verso qualcosa a cui ci si vuole opporre, ma che consente di "tenere le barricate" più a lungo.

Ma insomma, qui parliamo di scioperetti da due soldi a cui aderisce sì e no il 5 per cento dei lavoratori e che provocano interruzioni di un servizio importantissimo per i ragazzi e le famiglie, problemi a noi stessi (quando ci mettiamo il cappello dei genitori e non quello dei lavoratori), al Comune che deve organizzare i servizi, ed ai colleghi. E poi di scioperetti della borghesia (cioè noi insegnanti...) che fa i suoi giochini, tanto noi ci organizziamo anche se i bambini vengono a casa da scuola prima.

E poi ancora una cosa curiosa. Nella mia esperienza di Emilia rossa (da cui provengo) la scelta di non comunicare le proprie intenzioni a prescindere da chi ha convocato lo sciopero (potrebbe anche essere un gruppuscolo corporativo e populista in contrasto con la visione politica di un Emiliano standard) e dalle sue ragioni (che potrebbero essere sbagliate), è una scelta che fanno in pochi. E non credo che siano i più progressisti e/o quelli con più intelligenza politica. Qui nel Veneto bianco la fanno quasi tutti e con una convinzione ontologica che chi sgarra è un po' un crumiro.

Mi si intrecciano i fili e non capisco più.

Tuesday 22 April 2014

Oggi in Veneto si torna a scuola dopo le vacanze di Pasqua.
In una delle mie scuole 4 insegnanti (quattro) su 10 si sono ammalati all'ultimo momento e non riprenderanno servizio nei tre giorni che uniscono questa vacanza al fine settimana lungo del 25 aprile.
Non ci sono supplenti in graduatoria di scuola elementare, né da noi né nelle scuole vicine, al punto che ho dovuto nominare qualcuno fuori graduatoria e senza i titoli previsti, e in più suddividere i bambini e sostanzialmente rendere l'attività didattica una bella burletta.
Io capisco le esigenze della gente. Voglio dire, degli insegnanti che magari hanno la famiglia lontana e si scocciano ad andare avanti ed indietro. Però la gente sono anche i bambini e i colleghi. E le esigenze loro?
Adesso, naturalmente, cosa ne so io? Magari guarda un po' sono davvero tutti malati. Io gli ho mandato la visita fiscale, e il medico lo deciderà. Ma la visita fiscale, lo sappiamo tutti, non serve a nulla. Faccio il dirigente scolastico dal 1991 e non ho mai (dico MAI) visto una visita fiscale che mettesse in dubbio la malattia di un mio dipendente. Solo una volta una visita collegiale (ma è un'altra cosa), mi ha dato un po' di ragione, tanti anni fa, dopo che avevo subissato una USL di lettere minacciando denuncia perché coprivano un mio impiegato che faceva il doppio lavoro.
E nell'etica del dipendente pubblico sta perfino male mettere in dubbio che qualcuno possa anche solo pensare di stare a casa senza buone ragioni. Se no poi si offende. Se no poi ci offendiamo tutti, compreso i sindacati.
Però i picchi di malattie in corrispondenza dei possibili ponti tra una vacanza e l'altra sono una realtà. E i disagi che ne conseguono anche.
E' una vergogna per la scuola, per le organizzazioni professionali, ed anche per il sistema sanitario nazionale che è evidentemente incapace di discriminare tra un malato vero ed uno che fa finta.