Il mio contributo notturno alla Buona Scuola di Renzi & Co.:
Propongo tre nuovi obiettivi
-
Una
scuola per l’Europa in cui le proposte mettano a fuoco:
o La
necessità di obiettivi formativi comuni
europei, con curricola e contenuti comuni per lo stesso mercato del lavoro
e l’appartenenza alla stessa comunità di cittadini
o Per
la costruzione di un senso di appartenenza comune e la sostituzione dei vecchi obsoleti nazionalismi ottocenteschi che
hanno prodotto due guerre mondiali, il tramonto dell’Europa e continuano ad
ostacolare lo sviluppo dell’Unione Europea. Fatta l’Europa dobbiamo fare gli
Europei (e forse disfare un po’ gli Italiani, i Francesi, i Tedeschi, ecc)
o Per
la costruzione di una scuola comune con
tempi uniformi, che non penalizzi i ragazzi che escono dalle scuole
italiane che sono più vecchi degli altri quando escono dalla scuola secondaria
e dall’università (tutti orgogliosi del loro Bachelor Degree che un coetaneo
Scozzese conquista normalmente a 21 anni)
o Una
scuola bilingue Italiano/Inglese,
con l’aggiunta di altre lingue anche non europee
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Una
scuola per le Comunità in cui le proposte mettano a fuoco:
o L’autonomia delle scuole senza indulgere
alla tentazione di un centralismo semplificatore che sembra costantemente riemergere
dagli atti del Ministero
o Consigli
di Gestione territoriale con un peso
decisionale più forte agli utenti ed alle comunità composte di genitori,
rappresentanti dei Comuni e da alcuni tecnici con la presenza di un garante
della legalità (il Dirigente Scolastico?)
o Con
poteri di coniugazione locale della scuola europea, di valutazione propria del servizio da affiancare a quella “regionale”
italiana e a quella “nazionale” europea
o Con
potere di scelta sui tempi e sulla organizzazione della scuola, ed in
particolare di scelta, assunzione,
conferma triennale e/o licenziamento del personale.
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Una
scuola di servizio per il ragazzo e per il sapere:
o Scuola superiore unica almeno fino ai 16
anni con il superamento della vergognosa segregazione dei quattordicenni in
scuole diverse a seconda della classe sociale dei genitori (guardare le
statistiche per credere) che determina in molti casi la rete di relazioni, le
ambizioni e la vita successiva dei ragazzi. Chiamatelo se volete “liceo unico”.
o Con
obiettivi standard valutabili ai
fini delle certificazioni chiaramente definiti a livello europeo.
o In
cui la cosa valutata davvero sia il servizio pubblico: in cui la misura e la
valutazione degli obiettivi raggiunti dai ragazzi sia solo un capitolo della
valutazione dei servizi offerti dalla scuola
o Con
distinzione delle carriere del docente e
del valutatore. Finché i due ruoli non verranno distinti ci raccontiamo
delle frottole: la scuola non sarà in grado di valutare se stessa. Pagherà
forse un “lip service” al principio della propria responsabilità teorica ma
continuerà a guardare i fallimenti, a “bocciarli” e a non sentirsi troppo in
colpa.
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