Wednesday 3 June 2015

Sono passati 8 mesi

Rileggo le mie riflessioni sulla buona scuola fatte lo scorso ottobre.

La "Buona Scuola" che ne è uscita non va abbastanza avanti su alcuni punti, non lega la scuola al territorio, non introduce una vera responsabilità del personale e tace su quasi tutto il resto.

E il dibattito patetico sulla presunta "riforma" sembra il solito pantano con cui la scuola si chiude di fronte al mondo. L'unica cosa per cui davvero ci si preoccupa è il "potere dei Presidi" (perché ovviamente quello degli utenti non è davvero incluso nella riforma, altrimenti...).
E le proposte di mediazione a cui i "puri del PD" sembrano interessati sono i controllori dei controllori. Una manciata di regole e di ispettori per dare ai presidi la responsabilità senza davvero i poteri. Un gioco di parole che porterà al nulla o giù di lì. Qualcosa per cui ai cittadini insoddisfatti si continuerà a rispondere: "Guardi, mi dispiace... il comma 7bis dell'art.27a della Sez. II del DM pinco pallino dice così...

Civati e Fassina, lasciate che ve lo dica: andar contro la riforma della scuola NON è una cosa di sinistra. Sostenere che i figli della borghesia fanno, disfano, promuovono, bocciano e sanno tutto loro; e che non vengono giudicati né dagli utenti né dai tecnici, NON è di sinistra, è di destra.


Ricopio e incollo diligentemente i miei pensieri di allora:

Il mio contributo notturno alla Buona Scuola di Renzi & Co.:

Propongo tre nuovi obiettivi

-          Una scuola per l’Europa in cui le proposte mettano a fuoco:
o   La necessità di obiettivi formativi comuni europei, con curricola e contenuti comuni per lo stesso mercato del lavoro e l’appartenenza alla stessa comunità di cittadini
o   Per la costruzione di un senso di appartenenza comune e la sostituzione dei vecchi obsoleti nazionalismi ottocenteschi che hanno prodotto due guerre mondiali, il tramonto dell’Europa e continuano ad ostacolare lo sviluppo dell’Unione Europea. Fatta l’Europa dobbiamo fare gli Europei (e forse disfare un po’ gli Italiani, i Francesi, i Tedeschi, ecc)
o   Per la costruzione di una scuola comune con tempi uniformi, che non penalizzi i ragazzi che escono dalle scuole italiane che sono più vecchi degli altri quando escono dalla scuola secondaria e dall’università (tutti orgogliosi del loro Bachelor Degree che un coetaneo Scozzese conquista normalmente a 21 anni)
o   Una scuola bilingue Italiano/Inglese, con l’aggiunta di altre lingue anche non europee

-          Una scuola per le Comunità in cui le proposte mettano a fuoco:
o   L’autonomia delle scuole senza indulgere alla tentazione di un centralismo semplificatore che sembra costantemente riemergere dagli atti del Ministero
o   Consigli di Gestione territoriale con un peso decisionale più forte agli utenti ed alle comunità composte di genitori, rappresentanti dei Comuni e da alcuni tecnici con la presenza di un garante della legalità (il Dirigente Scolastico?)
o   Con poteri di coniugazione locale della scuola europea, di valutazione propria del servizio da affiancare a quella “regionale” italiana e a quella “nazionale” europea
o   Con potere di scelta sui tempi e sulla organizzazione della scuola, ed in particolare di scelta, assunzione, conferma triennale e/o licenziamento del personale.

-          Una scuola di servizio per il ragazzo e per il sapere:
o   Scuola superiore unica almeno fino ai 16 anni con il superamento della vergognosa segregazione dei quattordicenni in scuole diverse a seconda della classe sociale dei genitori (guardare le statistiche per credere) che determina in molti casi la rete di relazioni, le ambizioni e la vita successiva dei ragazzi. Chiamatelo se volete “liceo unico”.
o   Con obiettivi standard valutabili ai fini delle certificazioni chiaramente definiti a livello europeo.
o   In cui la cosa valutata davvero sia il servizio pubblico: in cui la misura e la valutazione degli obiettivi raggiunti dai ragazzi sia solo un capitolo della valutazione dei servizi offerti dalla scuola
o   Con distinzione delle carriere del docente e del valutatore. Finché i due ruoli non verranno distinti ci raccontiamo delle frottole: la scuola non sarà in grado di valutare se stessa. Pagherà forse un “lip service” al principio della propria responsabilità teorica ma continuerà a guardare i fallimenti, a “bocciarli” e a non sentirsi troppo in colpa.

2 comments:

  1. Gentile Vittore Pecchini,
    Mi scusi di usare questo modo per contattarla. Mi chiamo Elisa Murgese e sono una giornalista de Il Fatto quotidiano online.

    Sul nostro sito abbiamo una rubrica che si chiama "Cervelli in fuga", ovvero raccontiamo le storie degli italiani che vivono e lavorano all'estero: perché questa scelta? quali vantaggi e quali svantaggi? etc..

    Mi piacerebbe chiederti dove vivi ora e di cosa ti occupi principalmente.
    Poi, se ti va, mi piacerebbe fare una chiacchierata (via mail) per raccontarmi la tua storia.

    Per farti un'idea della sezione, qui il link del sito: http://www.ilfattoquotidiano.it/cervelli-fuga/

    Grazie dell'attenzione e a presto,

    Elisa (elisa.murgese@hotmail.it)

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